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"Il labirinto non è una prigione, è il luogo dell'attesa, dove si elaborano sfide e strategie di sopravvivenza e dove si gioca una partita a scacchi (la scacchiera è un labirinto) con la propria vita, «anche quando i giocatori se ne sono andati» (J.L. Borges, Scacchi). È il luogo della solitudine, la via d'uscita è infatti una sola e non ci sono tappe intermedie a sollevare l'animo se si è smarrita una strada grande. Non ci sono metafisiche provvidenziali ad aiutare nel labirinto il Minotauro di Dürrenmat, ma il suo dimenarsi incessante e innocente, diventa una danza, una "ballata" (come nella poesia che ispira il titolo di questa raccolta). È la parabola dell'esistenza, della vita e della morte, è la disperanza, non la disperazione. Nel teatro del labirinto sgorgano, dal suo urlo e dalla consapevolezza, il canto e la musica della parola". G. Russo